Storia della località - La Chiesa e località di San Giorgio in San Polo di Piave

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Storia della località

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La località di San Giorgio nasce lungo l'antico percorso della Opitergium-Tridentum: essa fu strada molto importante già in in epoca pre-romana, costruita dai Paleoveneti, partiva dal crocevia delle "Tre Piere" ad Oderzo (appunto Opitergium) conducendo genti e merci fino alla città di Trento (Tridentum).

Fig.1: Antico percorso della Opitergium-Tridentum.


Libri su San Giorgio:


- La Chiesa di San Giorgio in San Polo di Piave e i suoi affreschi






-Antichità romane chiesetta primigenia castello medioevale in San Polo di Piave di A. Gardin commento e note di Luciano Mingotto e Vinicio Cesana 1991



ESAURITO


-Gli acquedotti romani di San Polo di Piave



-La chiesa di San Giorgio in San Polo di Piave e gli affreschi di Giovanni di Francia
Giorgio Fossaluzza - 2010


I segni lasciati nel territorio dai paleoveneti sono pochi, molti di più appaiono essere invece le orme lasciate dai romani. Prima per importanza archeologica l'antico acquedotto cui è dedicata una pagina in questo sito.
Altra importante traccia di origine romana la si ritrova ora, all'interno della chiesetta, nell'antico Sarcofago del II sec d.C. posto oggi ad altare della Chiesa. Esso fu rinvenuto durante gli scavi archeologici: era stato usato come solida base per un muro della Chiesa.

I territori di San Polo e San Giorgio

                                                                                                           
Fig.2: Antico altare II sec. ritrovato durante i lavori di scavo come pietra basale del muro Sud.

erano furono nell'antichità soggetti a centuriazione, quest'ultima inventata dai Paleoveneti per sfruttare al meglio gli spazi della pianura padana, divenne poi parte della cultura dei romani ai quali ne viene spesso e ingiustamente attribuita la creazione.
Il territorio di San Polo era centuriato in "Calli", antiche strade, di cui oggi rimane sovente qualche traccia:

-Cal Larga   -Cal Marcia   -Cal Larghe   -Cal Bianca   -Cal Bassa   -Cal Storta

In particolare ricordiamo la "Cal Bassa", antica strada selciata che si trova vicino alla chiesetta e che, per un tratto, fa da confine con il comune di Ormelle.

San Giorgio, antico santo guerriero venerato dai Longobardi, diventò il patrono della chiesa forse proprio grazie a questi ultimi. La loro presenza nel territorio è ancor oggi narrata nella vicina Oderzo, dove vi fu una delle più spietate battaglie combattute contro i Bizantini, dell'Impero Romano d'Oriente.

Da alcune notizie storiche si conosce che nel 737 la pieve di San Polo venne affidata ad Acquileia, ed è proprio in quell'anno che, per la prima volta, si sente parlare di San Giorgio. E' quindi molto probabilmente che la chiesa sia stata costruita tra il VII e l'VIII sec d.C. Altre notizie antiche sulla pieve si hanno nel 1034 in un documento che elenca le Pievi tra i fiumi Piave e Livenza.

Nel 1147 Eccelino il Balbo partì per una crociata; al ritorno vittorioso sui Saraceni ottenne in feudo la Villa di San Polo e l'avvocazia (ufficio nobilissimo con compito di amministrazione, difesa, tasse, gabelle, vassalli e dipendenti) di San Polo e San Giorgio. Ma nel 1292 il Patriarca Raimondo chiede la restituzione agli Eccellini dei beni affidati in feudo, e cominciarono così a volare scomuniche e successivamente battaglie e guerre tra i due contendenti.

Il XIV sec fu molto duro e triste per la gente medioevale residente a San Giorgio, poichè si verificarono in successione una lunga serie di eventi catastrofali:

-Nel 1340 la località ebbe a subire una grave carestia a seguito di una invasione di locuste enormi provenienti dall'Ungheria, che divoravano tutto ciò che i contadini faticosamente producevano;

-Nel 1364 vi fu un'invasione di cavallette, che al loro passaggio oscuravano il cielo, ed anche delle violente scosse di terremoto;

-Nel 1368 arrivò l'imperatore Carlo (di origine tedesca), i cittadini cercarono di calmare i suoi spiriti guerrieri preparando pranzi e cene, ma egli inflisse comunque loro un'altra punizione: bruciò tutte le loro case.


Fig.4: Particolare affrescato dell'ultima cena, vengono evidenziati i gamberi e il vino rosso, forse l'antico Raboso. Dipinto da Giovanni di Francia nel 1466.


Del XIV secolo si conoscono alcuni nomi di rettori:

-pre Domenico        23.01.1339           13.07.1342

-pre Vinciguerra      23.05.1358

-pre Iacobo            22.07.1403

(cit. G.Tomasi, La Diocesi di Ceneda chiese e uomini dalle
origini al 1586)


Con la discesa degli Ungari (1419) Venezia aggregava a Conegliano, San Polo e San Giorgio, che verranno concessi poi in feudo nobile e gentile a Cristoforo Tolentino. In quest'epoca a San Giorgio si celebrava una messa a settimana, e furono dipinti nel 1466 gli affreschi dalle abili e sapienti mani di un pittore con alle spalle un lungo curriculum di dipinti nel feltrino: era Giovanni di Francia.

La storia della chiesetta proseguì lungo i secoli fino all'ampliamento del XVIII sec, in cui fu aggiunta l'abside, furono conseguentemente persi due episodi della storia di San Giorgio.
Dal 1741 si festeggia come santo protettore San Martino (11 novembre) e non più San Giorgio (23 maggio), questo sia a causa del decadimento di San Giorgio (che resta comunque come secondo protettore), sia per l'epoca agraria in cui cadono le due differenti date: il festeggiamento a San Martino era di gran lunga più comodo di quello in maggio, quando la terra richiamava a sè le braccia delle genti contadine.
La ricorrenza di San Martino è anche l'anniversario della consacrazione della chiesa che, da allora, ha due santi patroni.



Fig.5: Affresco di San Martino all'interno della parte absidale della chiesa (11 novembre 1741).


San Martino coincide anche con la conclusione del contratto agrario, poichè proprio in questo periodo si concludevano gli ultimi lavori dell'annata agraria e si cominciavano quelli per la successiva (aratura, concimazione, semina del frumento). Da ciò nasce anche la tradizione che vuole raccogliere, in modo festoso, la fine di un anno di fatiche nelle campagne e allo stesso tempo dare un po' di gioia anche a quelle persone che erano state sfrattate dal padrone, a questa festa partecipavano tutti i "capifamiglia".

Tutt'oggi l'11 novembre si festeggia questa ricorrenza con la Messa e successivamente con il "Pranzo dei Capifameja".


 
 
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